SCUOLE MEDIE INFERIORI E SUPERIORI
Venerdì 11 febbraio 2022 ore 10.30
SHAKESPEARE, THE GREAT RAPPER
Un progetto di Michela Marelli
Testo Michela Marelli e David Remondini
Con David Remondini e Massimo Betti
Regia Massimiliano Cividati
Musiche originali Massimo Betti
Videoproiezioni Antonio Giansanti
Produzione teatro in-folio
Spettacolo di teatro di narrazione in italiano con parti cantate e interpretate in lingua originale
Durata: 60 minuti
Prenotabile/in vendita dal 22 febbraio

Della vita di William Shakespeare è stato studiato tutto, detto tutto, contraddetto tutto. È l’autore la cui paternità delle opere e perfino l’esistenza vengono più frequentemente negate.
Ancora oggi è l’autore teatrale più conosciuto nel mondo e le sue battute sono citate a paradigma dei sentimenti. A noi italiani le sue opere parlano normalmente in traduzione: David Remondini – di madrelingua inglese – farà rivivere i suoi versi in tutta la loro potenza, ridando il ritmo naturale alle parole, accompagnato dalla musica originale composta in continuo dialogo fra la citazione elisabettiana ed il contemporaneo.
Shakespeare, the great rapper è nato in occasione del quarto centenario della morte del Bardo; in questi anni ha girato diversi teatri in Italia e in Svizzera ed è stato ospitato anche in alcune scuole, ottenendo grande successo con insegnanti e studenti.
Shakespeare, paradigma dei sentimenti di amore, odio, incertezza… Eppure chi sogna una storia d’amore come quella di Romeo e Giulietta è consapevole che è durata solo tre giorni e sono morti tutti? Quanti conoscono davvero le sue opere? L’obbligo scolastico porta a studiare i suoi monologhi durante le lezioni di Inglese: “To be, or not to be…” e tra la pronuncia incerta e la mancanza di capacità recitative i suoi monologhi sublimi finiscono per sembrare meno interessanti nella versione originale che non nelle parodie pubblicitarie.
Ci siamo chiesti come rendere Shakespeare popolare presso gli studenti italiani. Almeno quanto lo era fra i londinesi suoi contemporanei, almeno quanto lo è per gli studenti anglofoni. Insieme abbiamo interrogato gli storici dell’età elisabettiana, gli studiosi di letteratura, gli esperti di teatro e soprattutto abbiamo letto e riletto le opere di Shakespeare. E leggendole nella versione originale ci siamo lasciati conquistare dal ritmo delle sue parole. Parole precise, penetranti e potenti. Soprattutto i monologhi e le tirate in blanke verse. Il blank verse di Shakespeare adempie al vero compito dell’arte: eleva la quotidianità distillandola in una potente soluzione ritmica e sonora, produce immagini, sensazioni, emozioni, un’esplosione immaginifica in grado di muovere la psiche dell’attore e dunque dello spettatore.
Ci siamo chiesti a quale esperienza vissuta quotidianamente ai giorni nostri si possa paragonare questo sentire e ci siamo resi così conto che i rapper contemporanei usano gli stessi accorgimenti (se non lo stesso metro ritmico) del grande drammaturgo elisabettiano. A conferma che l’animo umano in questi quattrocento anni non è cambiato, sente ancora lo stesso amore, lo stesso odio e la stessa incertezza. E che i versi di Shakespeare se ben recitati e accompagnati dalla giusta musica sono… cool!
COSA SCRIVE LA CRITICA
«L’attore con verve e pertinenza linguistica fa rivivere compiutamente i versi del Nostro in tutta la loro potenza, ridando il ritmo naturale alle parole, in un interscambio continuo tra passato e presente, che rende esplicita l’universalità creatrice di Shakespeare anche per le nuove generazioni.»
(Klpteatro.it – Mario Bianchi)
«Questo lavoro colpisce perché possiede molte qualità, e non tutte strettamente teatrali: un bravo attore, David Remondini, versatile e sicuro, un bravo musicista, Massimo Betti, che lo accompagna alla chitarra con sottolineature e coloriture sempre in giusto equilibrio con il compagno di scena, un testo ben scritto non solo dal punto di vista drammaturgico ma che rivela una limpida comprensione di Shakespeare e delle sue opere e riesce così a far emergere la forza unica e insuperata del più grande drammaturgo di tutti i tempi in modo semplice e adamantino. Il lavoro di Marelli, Cividati e Remondini è riuscito perché racconta la sfolgorante abilità poetica del bardo con una scrittura attenta, pulita, che senza sfoggio mostra proprio la cura che si sta descrivendo. […]
David Remondini, di madre lingua inglese, spiega il pentametro giambico, l’alternanza di accenti forti e deboli, il blanke verse, recitando nell’inglese di Shakespeare, ben diverso dall’inglese di oggi, e fa così sentire il ritmo, il suono, la musica di una lingua teatrale che ha nelle sue sonorità il senso e il corpo di ciò che descrive.»
(Eolo.it – Elena Solari)
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